giovedì 29 novembre 2012

REPORT SCAMBIO GIOVANILE 'COLOURBLIND CARAVAN'-ROMANIA-ANNO DOMINI 2012


Estate 2012, agosto, sulle intenzioni del progetto, finanziato dall'UE, distintamente leggiamo ''riflessioni sulla inclusione del popolo Rom'' e io ora vi racconto tutto, per filo e per segno, dall'inizio alla fine.


Tramite l'associazione presso la quale faccio volontariato e tramite un amico dell'Istituto di Cultura Sinta di Mantova, ho avuto notizia di questo scambio europeo, in Romania, per 10 giorni di attività e confronti sulla cultura del popolo Rom e relativi '' ''problemi di inclusione'' '', loro hanno pensato subito a me e io ho pensato subito di candidarmi...dopo qualche settimana, ebbene si, presa!

Molti parenti e amici e molti da poco conoscenti ricorderanno il mio infinito entusiasmo e la fierezza dell''essere stata presa, infatti non vedevo l'ora di partire, poi mano mano le cose si sono svelate.

Appena arrivata a Bucarest un pò mi sono persa in aeroporto, ma con grande disinvoltura (come al solito) mi sono tolta dai guai e l'accoglienza è stata BELLISSIMA:
mi aspettava Maria, una ragazza che al progetto non è stata presa per stupidi motivi burocratici (illogici, e poi lei davvero sarebbe stata indispensabile).
Non l''avevo mai vista prima Maria, ma si è offerta di ospitarmi a Bucarest poichè i voli e l'inizio del progetto non corrispondevano e mai pranzi sono stati più luculliani di quei due giorni con Maria e famiglia, le papille gustative tessevano le lodi della cucina romena (adoooorooo.....) e mi sentivo un pò in imbarazzo da tante gentilezze ricevevo!
...è stato bellissimo, anche oltre il cibo, Maria, giuro :)

Il giorno dopo recuperiamo un altro scapestrato del progetto, Luca da Roma, e possiamo partire alla volta di Targu-Jiu (dopo 2 ore di ritardo e figure pessime con tutti gli altri partecipanti che ci aspettavano sul pullman, ma presto se ne sarebbero scordati)...

Perchè Targu-Jiu? vi spiego: in questa RIDENTE cittadina romena del distretto di Gorj, c'è una percentuale molto molto elevata di popolazione Rom.
''Ottimo'' ho pensato io, ''se facciamo 5 ore di pullman traballante per spostarci da Bucarest a Targu, vuole dire che il motivo è validissimo e saremo SEMPRE IN CONTATTO CON LA POPOLAZIONE ROM LOCALE!'' ...niente di più sbagliato. Deduzione errata.

All'arrivo ci sistemamiamo in questo hotel abbastanza pulcioso, con le blatte nelle docce e per pranzo e cena SOLO e continuamente pollo e patate....ci dividono in gruppetti per le stanze e io mi ritrovo in camera con le due boss, ovvero la ragazza romena che ha scritto il progetto e il suo braccio destro... (capirete poi che questa collocazione mi ha portato qualche problema)...

Le prime giornate sono servite soprattutto a conoscerci tra di noi, eravamo una trentina di persone, tra italiani, turchi e romeni.
Molto ''apprezzati'' gli energizer (va beh) all'inizio di ogni attività e le prove di fiducia verso il gruppo, poi prove di elasticità della mente per ricordarsi nomi come Egeman, Ece, Ebru, Yilknur, Fuat, ecc... ;)


E poi bene, si comincia:

sul programma inviatoci per mail era molto chiara la griglia delle attività. Questi scambi europei per i giorvani (sono fino ai 25 anni) sono caratterizzati dalla ''educazione non formale'', ovvero un' educazione diversa da quella dei banchi di scuola, si impara attraverso attività sia fisiche che mentali, si impara 'giocando', insomma ci siamo capiti.

L'andazzo generale è stato da subito molto evidente: a parte qualche attività interessante (come la ricerca sulla storia dei Rom ad esempio)....poco altro.

Alla fine dei 10 giorni di scambio, NON AVEVAMO AVUTO ALCUN CONTATTO CON NESSUNA PERSONA ROM.
Ho passato i dieci giorni ad arrabbiarmi continuamente e a ribattere ogni cosa che si faceva, rodendomi il fegato, spesso VERGOGNANDOMI di ciò che là dentro si diceva e guadagnando giorno per giorno l'astio degli organizzatori che, PALESEMENTE, erano impreparati.

Più volte ho chiesto e chiesto e ancora chiesto di parlare con un rappresentante della comunità Rom, di andare a chiedere loro di discutere con noi (dato che in città era PIENO!!) ma niente, la risposta era ''non abbiamo avuto i mezzi e non abbiamo abbastanza soldi per questo'' e allora potevo stare a casa, allora poi spiegami da dove li crei i soldi per mantenere TRENTA persone colazione pranzo cena in un albergo........ ?! I soldi si può decidere come investirli.....


Dovete sapere che nella griglia cartacea (o su web) delle attività, questo fantomatico incontro col rappresentate della comuità Rom di Targu appariva....la cosa stranamente non si è fatta, sapete perchè? perchè : stavamo facendo UN GIOCO DI RUOLO.
Avete letto bene,
un gioco di ruolo.


Siamo stati praticamente sempre tra quelle maledette quattro mura della sala conferenze dell'hotel, a parte una bella gita sui Carpazi e un paio di pomeriggi d'aria al parco....e queste persone poco limpide dell'organizzazione hanno avuto sempre voglia di tenerci lontani dai contatti reali...io davvero non so spiegarmelo...siamo stati un pomeriggio intero a discutere se chiamare un Rom ''ZINGARO'' (gypsy, perchè parlavamo in inglese) fosse o meno offensivo, e alla fine si erano create due fazioni....ma la cosa si è conclusa? NO....semplicemente perchè andare a chiedere ad un Rom che passava di lì la sua opinione non si poteva fare, apparentemente.....ma vi sembra?! Discorsi inconcludenti, la solita storia di fare i conti senza l'oste, ovvero FARE UN PROGETTO SUI ROM SENZA I ROM.
...è geniale.

A tal proposito: vi assicuro io che chiamare un Rom ZINGARO (o Gypsy o Tzigan, o le varie trasformazioni di questa parola nelle varie lingue) è offensivo.
E non solo, è proprio errato! è come se io che mi chiamo Serena venissi chiamata Genoveffa...cioè...NO...io mi chiamo Serena e lo so bene!
E poi è proprio dispregiativo....

Tirando le somme, se io non fossi come sono e non andassi ad impezzare la gente, io di Rom non ne avrei visti neanche in cartolina...
...ma visto che il mio spirito pioniere mi guida, di contatti con una ragazza Rom e dei signori in piazza e dei commercianti Rom ne ho avuti, ma solamente perchè io sono fatta così....non di certo perchè lo scambio europeo mi abbia dato la possibilità di farlo.
E' talmente semplice, Dio mio! parlare con le persone....io ci parlavo mezzo romeno mezzo italiano e a gesti e un saluto in romanes....voglio vedere se non ci capiamo!

(Tra perentesi il momento più magnifico è stato l'acquisto della GONNA TRADIZIONALE KALDERASH da una coppia di artigiani/commercianti Rom....!!!e la cosa è stata possibile solo sgattaiolando via da una attività pomeridiana!)

Tornando a noi, un altro esempio: giornata dedicata ad ''ARTS & KRAFTS'' Rom. Ovvero ARTI E LAVORI TRADIZIONALI DEI ROM.
Descrizione attività: la lettura della mano.


.....................................................''la lettura della mano???FORTUNE TELLER???''''

Ma vi rendete conto??! organizzi un progetto per distruggere i pregiudizi sui Rom e poi mi fai un laboratorio SULLA LETTURA DELLA MANO? Scusa?!
Così continueremo a credere che sono solo ladri e fattucchieri e oltretutto pretendi di insegnarci qualcosa PERCHE'?,,,,'''perchè UNA VOLTA una signora mi ha letto la mano'''''............e se anche fosse? tu pensi di avere qualcosa da insegnare perchè una volta nel paleolitico ti è successo questo?e pensi che la signora sia così stolta da svelarti tutti i segreti del mestiere così che poi tu possa illuminare noi....?!

Dopo la lettura della mano (attività preceduta oltretutto DALLA LETTURA DEI FONDI DI CAFFE', non so se capite la mia indignazione...) siamo stati deliziati da un'altra perla di saggezza : ARTIGIANATO ROM, che per loro è questo: fare collanine con perline di legno colorate.

................................................................

E davvero a quel punto non sapevo più se ridere o piangere. Alla fine di questa carrellata di beceri stereotipi, sono andata, dritta come un fuso e con un'ira paragonabile a quella di Achille, dalla ''capa'' e in pratica le ho detto ''ma sei fuori di testa?''....le risposte hanno iniziato ad essere molto pacate quando hanno capito di avere a che fare con una che di esperienza REALE ne ha a iosa, e mi ha concesso di fare la mia presentazione dei mestieri tradizionali Rom, che sono:
il commercio del bestiame(cavalli in particolare), la lavorazione dei metalli (ad esempio si chiamano Kaldarash ovvero CALDERAI quelli che tradizionalmente fabbricano pentole e attrezzi in rame), fabbricanti di mattoni, giostrai, musicisti, eccetera.

Nei giorni seguenti ho sempre avuto l'opportunità di parlare e non me la sono mai lasciata scappare....era evidente, non dico di essere superiore a qualcuno, MA SENZA OMBRA DI DUBBIO era superiore 10mila volte la mia esperienza alla loro...e lasciava tutto terribilmente a desiderare.

Non vi ho ancora raccontato l''apice della vergogna: dopo ripetute richieste (mie e di tanti altri) per andare almeno a fare un giro nel quartiere Rom di Targu, ci hanno accontentati.
Sì, ma alla maniera loro che ora vi illustro:

suddivisi in due pullman bianchi, abbiamo girato tra le strade del quartiere come se fossimo allo ZOO. Senza poter scendere perchè i capi dicevano ''guardate quello, guardate quell'altro MA MI RACCOMANDO RESTATE SUL PULLMAN'' e andavamo a passo d'uomo con le famiglie che abitavano lì che ci guardavano come a dire ''ma questi stronzi cosa vogliono?''..........
mai. ripeto. MAI. Mai nella mia vita ho provato tanta vergogna, tanta rabbia, tanta profonda disgustosa ingiustizia che mi nasceva dentro.
Cosa avrebbe potuto succederci se fossimo scesi da quel pullman? Ve lo dico io : NIENTE.
NIENTE DI ALIENO, NIENTE DI FUORI DALLA NORMA, NIENTE DI NIENTE. ....perchè siccome stiamo parlando di persone, basta essere GENTILI come faresti con chiunque e il problema NON SUSSISTE. Ma queste menti brillanti che ci hanno portato a fare il giro dello zoo, chissà cosa si aspettavano.
La discussione è stata infinita (inutile e inopportuno nascondere la mia rabbia), infine ho scoperto una cosa allucinante: NESSUNO DEGLI ORGANIZZATORI DEL PROGETTO CONOSCE PERSONALMENTE ANCHE UNA SINGOLA PERSONA ROM. ..............ora è tutto più chiaro, non vi pare?

Molto comodo imbastire un progetto basato su due nozioni in croce banalissime (e spesso SBAGLIATE) che posso leggere in biblioteca in mezza giornata.
....per me è allucinante....io scommetto che se fosse stato uno scambio sulla cultura cinese o tedesca non ci sarebbe stato ALCUN problema a farci entrare in contatto con cinesi o tedeschi....allucinante. E intanto i ''boss'' ora hanno una riga in più nel curriculum che farà loro molto comodo....
....e intanto questa ''decade dell''inclusione del popolo rom'' sta per concludersi e la UE ha sborsato chissà quanti euro per...niente.

Alla fine del progetto molti ragazzi sono venuti a dirmi che se hanno imparato qualcosa lo hanno imparato da me. E sono cose che, certo, mi fanno avere stima di me,però.......mi fanno amareggiare da morire. .....perchè io invece ho imparato solo l'ipocrisia.
Perchè se la boss mi viene a dire ''ma scusa, io non sono contro gli omosessuali, però amici gay non ne ho''' e io le rispondo ''si però non vai a fare un progetto EUROPEO sull''omosessualità allora'' e lei continua a non capire......allora è tremendo davvero. Allora stiamo parlando di niente.


Beh,
le note positive ovviamente sono le persone che ho conosciuto, i turchi troppo simpatici, i siciliani, Chiara,Giada, Maria, Ece.... ma per il resto...


Infine, concludendo, mi abbasso allo stesso livello degli organizzatori e quindi cito X-Factor e vi dico: ''Colourblind.Caravan? uhm.....per me: E' NO.'' !



p.s. :mi dovete ancora rimborsare i soldi del viaggio, fetusi.............a distanza di quasi 4 mesi!!!

Calorosi baci e abbracci,





,Syre,

.Serena Raggi.

lunedì 26 novembre 2012

AL-ANDALUS *viaggio in bulerìas


L'Andalusia è soprattutto un Cielo, infinito, mutevole, grandissimo.

I colori dei luoghi sono forti, netti, instancabili e si può ritrovare il significato vero delle parole Rosso, Giallo e Azzurro.
Tutto è netto e deciso, così come la popolazione gitana che si incontra ad ogni angolo di Siviglia, Cordoba e Granada, le città che ho avuto la fortuna di visitare.
Siviglia per me è stata la più sorprendente. Tra i monumenti bellissimi e nelle vie palpitanti di vita si respira  la forte consapevolezza della cultura Andalusa, una fierezza - tipica degli spagnoli, per un'Arte sconvolgente, che si vive con lo stomaco, che suscita sensazioni forti e trasmette la gioia, l'Amore, la morte e la sofferenza dell'animo andaluso: il flamenco.

Occorre scoprire el duende (1), la forza che passa dall'artista al pubblico e dal pubblico all'artista. Si può essere un tutt'uno con el tocar di chitarra flamenca dei musicisti, si può far battere il proprio cuore al ritmo dei battiti delle mani, si può ascoltare la storia di un Amore perduto perdendoci a nostra volta nei passi di danza delle flamenquitas...

Il popolo gitano ha dato un enorme contributo all’evoluzione di questa danza, musica e canto (il Flamenco le comprende  tutte tre), era (ed è ancora) un'arte liberatoria, in cui ogni sensazione o problema della propria vita viene tirato fuori con forza;  è un lungo lamento, certe volte straziante per le orecchie non abituate, oppure è una serenata per l'amata, un grido di guerra. Ecco, andando in Andalusia,  era proprio questo che volevo avere e l'ho trovato.

Seguendo i consigli di una guida, ho portato la mia truppa in un locale assai conosciuto, nel centro della città, la Carbonería. Una ex carboneria, appunto, adibita a locale notturno.
Se si arriva verso le 22 (orario in cui gli spagnoli cenano), si assiste ad un pietoso spettacolo di finto flamenco (roba per turisti, pessimo), ma se non si perdono le speranze e si resta lì ancora un po’...ancora un po’...ecco che avviene il miracolo!
Via le orde di italiani, tedeschi e giapponesi, ed ecco una nuova atmosfera...creata dai sivigliani.

Il locale diventa luogo di improvvisazioni del flamenco; è stata la prima notte a Siviglia che ho avuto l'onore di conoscere Carlos Heredia, un gitano andaluso maestro di chitarra flamenca che ti osserva e sorride mentre suona e la Musica che ne viene fuori è indescrivibile a parole. E proprio a lui ho chiesto per la prima volta qual era la situazione dei gitani in Spagna, o quantomeno in quella regione. Carlos mi ha detto che di discriminazione non ce n'è molta e mi ha guardato stupito quando gli ho raccontato che in Italia i gitani vengono frequentemente cacciati dai loro insediamenti.

Le informazioni però sono stati discordanti: vicino alla Cattedrale di Siviglia una donnona gitana, dopo avermi predetto la buena suerte (e spillato ben 7 euro perchè sono molto superstiziosa....attenti!),  mi ha raccontato che per loro non c'è lavoro, così molti chiedono l'elemosina (e sono mendicanti che, se improvvisassero un passo di flamenco, potrebbero essere ballerini cento volte migliori di quelli che si vedono nei locali).  Oppure, addirittura, in un bar vicino a Plaza AlfaAlfa, una signora, un po’ ubriaca, mi ha negato l'esistenza dei gitani in Spagna....

Per approfondire l'argomento, una volta arrivata a Granada,  sono stata al Centro Sociocultural Gitano Andaluso (nella ricorrenza del 20° anniversario d'apertura) per poter chiedere a chiunque volesse darmi informazioni...e così, insistendo, cercando, sono stata ricevuta dalla Presidentessa del Centro. Un onore, peccato che in realtà ci fossi solo io ad essere interessata.... Una bella donna dalla carnagione scura e i capelli color pannocchia, e tanti anelli bene in mostra che si è illuminata quando le ho detto cosa cercavo e mi ha travolta da un fiume di parole andaluse, spiegandomi che in realtà la situazione, paragonandola a quella dell'Italia, non è troppo diversa: la discriminazione esiste, il bambino fatica ad andare a scuola e a trovare lavoro, sebbene ci sia un grande rispetto per l'Arte gitana.
Mi ha dato un paio di opuscoli preziosi che il Centro distribuisce nelle scuole elementari e medie della città: si tratta di un fumetto (oltretutto disegnato benissimo) che racconta tutta la Storia del Popolo Gitano. In breve, i punti fondamentali sono:

Si parte dalle migrazioni dell' VIII e IX secolo dal Punjab (India del Nord) fino all'arrivo in Europa. Qui convivevano più o meno pacificamente diverse culture e religioni e il popolo gitano venne bene accolto. Ma perchè cambiarono le cose poi?

Nel fumetto una grande Croce disegnata è del tutto esplicativa: dal 1492 i Re Cattolici, per unificare i territori conquistati, cercarono di unificarli anche con la Religione e la Lingua, il Cristianesimo e il Castigliano. Così, come agli ebrei e ai musulmani, anche al popolo gitano venne proibito di parlare la propria lingua (il Calò, Kalé), di praticare riti e indossare gli abiti della propria cultura; venne impedita la pratica del nomadismo, cercando insomma di negare, camuffandola, quella specifica identità.
L'impegno del gitano di conservare la propria Romanipé (identità) veniva punito con torture, soprusi, galera ed espulsione dal Paese.

E fu così fino al 1783. Durante il regno di Carlos III si dettarono per la prima volta leggi contro la discriminazione delle persone, anche se ai gitani si continuò a proibire di parlare la propria lingua ed indossare i propri costumi.

Con l’avvento della dittatura franchista, nel XX secolo, si ripresentò una situazione fortemente negativa per il popolo gitano: gli fu proibito parlare il Calò o Romanés che venne etichettata come la lingua dei delinquenti; si vietarono nuovamente il nomadismo e la vita errante, considerati reati, e si raccomandò alla Guardia Civil un controllo particolare sulla comunità gitana, a cui venne applicata la legge di “Peligrosidad Social”.

Più recenti e vergognosi e dolorosi gli anni del nazismo, in cui furono sterminati nei campi di concentramento (assieme a Ebrei, omosessuali e 'impuri') oltre 500 mila gitani.

Con l’avvento della democrazia spagnola tutto è cambiato. L'Articolo 14 della Costituzione Spagnola dice:

''Los españoles son iguales ante la ley, sin que pueda prevalecer discriminación alguna por razón de nacimiento, raza, sexo, religión, opinión o cualquier otra condición o circunstancia personal o social''. E vero, ripeto: “Siamo tutti uguali davanti alla legge, senza discriminazione di razza, sesso, religione, o qualsiasi altra ragione.

Nello Statuto Autonomo dell'Andalusia, l'articolo 9 garantisce il rispetto verso le minoranze etniche, tenendo come obiettivi di base la piena integrazione di queste ultime e in particolare quella gitana.

Dopo tutte queste persecuzioni ci si chiede che cosa sia rimasto della Cultura di un popolo tanto travagliato.  I valori sono trasmessi di padre in figlio, di madre in figlia. La famiglia è il punto centrale nella vita del gitano, una colonna portante, un costante punto di riferimento. La donna è fondamentale per la trasmissione ai figli dei valori e dei costumi. Gli anziani sono altamente rispettati, in quanto detentori di 'Storia'. Da loro si accetta ogni consiglio per superare le difficoltà della vita.
Si venera la Libertà, si vive nel Presente e non si da tanta importanza alle cose materiali.
Sono fondamentali la solidarietà, l'ospitalità e l'aiuto verso chi lo necessita, all'interno del nucleo familiare o nella comunità.

Purtroppo la lingua è quella che si è persa di più, a causa delle persecuzioni prima descritte. I gitani spagnoli oramai non parlano più il romanés, sono rimaste in uso corrente soltanto alcune parole, che anche gli spagnoli gagè (i non gitani) conoscono ed usano con frequenza.


La Musica, il Canto e il Baile Flamenco rimangono il punto più forte e consolidato e amato della cultura gitana.

A tal proposito, se vi capiterà di andare a Granada, il flamenco è possibile gustarlo nel quartiere gitano di Sacromonte. Di gitani ne ho visti ben pochi; la maggior parte vivevano nelle cuevas - case costruite scavando  nella roccia - ma un recente terremoto ne ha fatto franare la maggior parte e le famiglie gitane residenti sono state spostate nel centro della città, per cui al fascino meraviglioso delle case bianche, i fiori enormi, e le fontanelle piastrellate, aspettatevi anche il cattivo gusto di una miriade di turisti che parlottano a voce alta e fotografano, senza prima “osservare”, ogni angolo che gli capita sotto tiro!
In ogni caso, le Cuevas Los Tarantos sembrano le migliori, anche se abbastanza turistiche, ma sapere che ci ha ballato Carmen Amaya a me basta come scusa per tornare a Granada!

E quando vi verranno i brividi escuchando un canto flamenco, ricordate che è grazie al popolo gitano, al popolo Rom, che potete goderne.
Lo stesso popolo che vi legge la mano per le vie di Cordoba, lo stesso popolo che in Italia chiede l'elemosina all'uscita dei supermercati, lo stesso popolo che non riceve rispetto, eppure ha tanta Bellezza da offrire.

Concludendo questo racconto sul mio viaje andaluso, mi piace ricordare ancora una volta la felicità della Presidentessa del centro culturale, nel sentirmi, con il mio accento strambo, chiedere tutte le informazioni possibili sulla situazione del suo popolo. Andando via, dopo una lunga chiacchierata, mi ha salutata dicendomi ''¡Hasta luego, preciosa!''....perchè ogni scambio culturale è una Meraviglia, e ogni parola detta è, vero, molto Preziosa.


¡ Hasta luego!



(1) TEORIA E SIGNIFICATO DEL DUENDE
Estratto da una conferenza di Federico Garcia Lorca

... In tutta I’Andalusia, dalla rocca di Jaen alla chiocciola di Cadice, la gente parla sempre del duende e lo scopre d’istinto. Lo splendido cantante "El Lebrijano", creatore della "Debla", era solito dire: – "Quando canto con duende nessuno può competere con me". La vecchia ballerina gitana "La Malena", esclamo un giorno, udendo Brailowsky interpretare un frammento di Bach: – "Ole! Qui c’e duende!" mentre si annoiava con Gluck, Brahms e Darius Milhaud, Manuel Torre disse questa splendida frase: "Tutti i suoni oscuri hanno duende". E una gran verità. Questi suoni oscuri sono il mistero, le radici che si impiantano nel fango che tutti conosciamo ed ignoriamo allo stesso tempo, da cui nasce pero la sostanza dell’arte... ... Dunque il duende e un dono, non una costruzione; una lotta, non un pensiero. Ho udito dire un vecchio maestro di chitarra: – "II duende non sta in gola, viene dal profondo, comincia a salire dalla pianta dei piedi". Vale a dire che non e questione di abilità, ma di stile vivo, di sangue, di antichissima cultura e di creazione del momento... ... II duende di cui parlo, oscuro e tremolante, discende da quell’allegrissimo demonio di Socrate, fatto di marmo e sale, che lo graffio sdegnato il giorno in cui prese la cicuta e dall’altro demonietto malinconico di Cartesio, della dimensione di un mandorlina verde, che, sazio di circoli e linee, spunto dai canali per udire il canto dei marinai ubriachi. Qualsiasi uomo, qualsiasi artista, ogni gradino che sale alla torre della sua perfezione, è frutto della lotta che ha sostenuto con un duende, non con un angelo, come si e detto, ne con la sua musa... ... L’angelo guida e fa doni come San Raffaele, difende dai pericoli come San Michele e protegge come San Gabriele. L’angelo splende, ma vola sopra la testa dell’uomo, sta in cima, emana la sua grazia, e I’uomo, senza alcun sforzo, realizza la sua opera, il suo fare simpatico o la sua danza... ... La musa detta, e qualche volta, suggerisce. II suo potere è limitato perché e lontana e molto stanca... ... La musa risveglia I’intelligenza, crea paesaggi di pietra e falso sapore di alloro... ... Angelo e musa vengono dal di fuori, I’angelo porta luce e la musa da forma... ... Mentre il duende bisogna scovarlo nel più profondo del proprio sangue: scacciando I’angelo e facendo sgambetto alla musa, scrollando via la paura alla fragranza di violette, che emana la poesia del XVIII secolo, e al gran telescopio nelle cui lenti dorme la musa, malata di limiti. La vera lottaè col duende... Per trovare il duende non servono schemi nè esercizi. Si sa solo che brucia il sangue come un liquido di vetro, che consuma, che scaccia tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli schemi, che fa si che Goya, maestro nei grigi e negli argenti e nei rosa della migliore pittura inglese, dipinga a ginocchiate e pugni con orribili neri pece... ... I grandi artisti del sud della Spagna, gitani o "flamencos", che cantino, ballino o suonino, sanno che non vi  è emozione senza duende... ... L’arrivo del duende implica sempre un radicale cambiamento di tutte le forme basate su vecchi schemi, da sensazioni di freschezza assolutamente inedita, come una varietà di rosa appena creata, come un miracolo, che suscita un entusiasmo quasi religioso. In tutta la musica araba, nel ballo, nelle canzoni ed elegie, I’arrivo del duende e salutato con energici "Ala, Ala!" "Dios, Dios!" cosi vicini agli "Olè!" dei toreri, che forse son la stessa cosa; in tutti i canti del sud della Spagna la venuta del duende e seguita da sincere grida di "Viva Dios!", profonde, umane, tenere grida di comunicazione con Dio attraverso i cinque sensi, grazie al duende che muove la voce ed il corpo della ballerina... ... Tutte le arti son capaci di duende, ma e più naturale trovarlo nella musica, nella danza e nella poesia declamata, che hanno bisogno di un corpo che interpreti, son forme che nascono e muoiono perpetuamente e muovono i loro contorni su un presente preciso... ... II duende non giunge se non vi e possibilità di morte, se non sa che può girarvi intorno, se non ha la certezza di cullare le sofferenze che tutti portiamo e che non hanno, ne avranno, consolazione. Con le idee, con i suoni o con i gesti, il duende assapora una lotta leale con il creatore. L’angelo e la musa fuggono col violino ed il tempo, il duende ferisce; nella guarigione della sua ferita, che non si rimargina, risiede I’insolito, I’invenzione dell’opera di un uomo. La virtù magica dell’arte consiste nell’essere sempre "enduendada", per poter battezzare con acqua oscura coloro che assistono; perché col duende e più facile amare, capire, aver la certezza di essere amati e compresi. Questa lotta per esprimere e comunicare I’espressione, acquisisce a volte, nella poesia, caratteri mortali... ... In Spagna (come nei paesi orientali, dove la danza e espressione religiosa), il duende ha un potere illimitato sui corpi delle ballerine di Cadice, elogiate da Marziale, e sui petti dei cantanti, elogiati da Giovenale e in tutta la liturgia dei tori, dove si svolge un autentico dramma religioso come nella messa, dove si adora e si sacrifica a un Dio... ... Non ci si diverte nelle danze spagnole o nelle corride, e il duende che si incarica di far soffrire un dramma a forme viventi e prepara una via d’evasione dalla realtà c circostante. II duende agisce sul corpo della ballerina come il vento sulla sabbia. Converte, con magico potere, una ragazza in paralitica estasi della luna; fa venire rossori adolescenziali ad un vecchio stanco che chiede I’elemosina per un bicchiere di vino; evoca, in una capigliatura, odore di porto notturno ed in ogni momento agisce sulle braccia con movimenti che sono fonte della danza di tutti i tempi... ... La Spagna e I’unico paese dove la morte e spettacolo nazionale, dove la morte suona lunghi clarini all’arrivo delle primavere e la sua arte e sempre sorretta da un duende acuto, che la differenzia e le da una sua qualità d’invenzione... ... II duende... Dov’e il duende? Da un arco vuoto spira un’aria mentale che soffia con insistenza sulle teste dei morti, in cerca di nuovi paesaggi e accenti stranieri; un’aria con odore di saliva di bimbo, di erba calpestata, di trasparenza di medusa, che annuncia il perpetuo battesimo delle cose appena create.


.Serena Raggi. 

ROMANIA TIGANEASCA




Partendo per la Romania, ho avuto la sensazione di imbarcarmi in un'avventura assurda, fuori dal tempo, quell'avventura che sognavo da parecchio.
I metodi poco limpidi per arrivarci di certo non mi tranquillizzavano, quelli che la mia famiglia Rom chiamava 'pullman per la Romania' altro non sono che furgoncini guidati da  soggetti di dubbia fama che passano la loro vita a fare avanti - indietro tra Bologna e Craiova...una scenetta da prime pagine dei giornali sul tema dell'immigrazione. Ma partiamo dall'inizio.

Ho conosciuto la mia famiglia Rom mesi fa, ad una festa nel parco dietro casa, abito alle periferie di Bologna, ci sono posti molto carini che purtroppo, essendo fuorimano, non vengono sfruttati, solamente una volta all’anno un festival di quartiere anima i parchi e i luoghi pubblici: ho frequentato un corso di cucina Romena e l’insegnante era Irina, la madre delle mie future amiche. Alla festa serale ho conosciuto e ballato con Rebecca, Cirasela e Adelina e da quella sera ci siamo viste quasi tutti i giorni, per mesi.
Le emozioni, le feste, le chiacchiere, le nuove amicizie sono state tante, ma ad un certo punto sono arrivati  momenti brutti, pasticci burocratici, e la famiglia ha fatto le valigie per tornare in Romania, in un piccolo paese vicino Craiova, Barca. E io sono andata con loro.

Di prima mattina, dopo avere dormito per terra abbracciata alle mie amiche (Irina, la mamma,  avendo paura di fare tardi per la partenza della mattina seguente, aveva buttato via tutti - TUTTI - i letti della casa la sera prima!), ci siamo rinforzate con la tipica  'colazione alla zingara': una scorpacciata di pollo, pane e maionese, per iniziare bene la giornata! Poi contrattazioni varie con l’autista e ,finalmente, si parte!

Venti ore di viaggio, mille e ottocento km, con musica pop Romena a tutto volume, balli e canti improvvisati, gente che mangia e che continuamente si stupisce vedendomi e dice: 'Ma tu sei Italiana? Cosa vai a fare in Romania? Cosa ci fai in mezzo a questi brutti zingari, non hai paura?' !
E alla fine, tra pic nic improvvisati nelle aiuole degli autogrill e dormite: Italia, Slovenia, Ungheria....Romania! Arrivati!

La prima cosa della Romania sono stati tre bambini. Piccoli, sporchissimi, che si aggrappavano ai vestiti chiedendo soldi, con le cicatrici in faccia.
Poi una visita a Cerata, paese abitato solo da famiglie Rom, un giro di saluti e abbracci, tra gente che già conoscevo e facce nuove, che avevano deciso di volermi bene.

L'aspetto più bello della Romania sono state senza dubbio le persone.
Io a loro lo dicevo sempre, camminando nel paesino tutti mi guardavano come fossi un'aliena, si domandavano come fosse possibile che un'Italiana fosse in quel paesello sperduto, povero, di Rom che raccolgono il ferro, di contadini....la felicità più grande era vedere lo stupore sulle loro facce e poi dei grandi sorrisi.
Vedermi lì con loro, a passare le giornate come le passano loro, in un posto dove non c'è nulla, al di fuori di ignoranti pregiudizi, per loro era davvero una gioia, e lo dicevano senza vergogna.
Ciò che io amo di questo popolo è soprattutto la sincerità: un popolo che per i ‘gagi’, i non-Rom,  dovrebbe vergognarsi di tutto e invece non si vergogna di niente.
Le emozioni sono forti, palesi, e si comunicano senza troppi giri di parole.
A tal proposito, non credo di essere stata toccata tanto in vita mia come in quella settimana in Romania! Quanti abbracci, che gioia! Quante strette di mano, quante mani che mi prendevano su ad ogni ora del giorno e della sera per andare a ballare un pò nel cortile o in camera, vicino alla stufetta.

Mani gentili che accarezzano, mani più rudi che strattonano per avere la tua attenzione, mani unte che cucinano, impastano, mani ruvide che buttano rami secchi nella stufa.
Un costante compagno di questo viaggio è stato il freddo. La nevicata che c'è stata qui in Italia, durante lo scorso febbraio, che è arrivata ad un metro di altezza, è partita dai Balcani: la stessa neve fina fina, l'ho riconosciuta!
Una mattina ci siamo svegliati ed era tutto bianco e la neve non smetteva mai di cadere.
Immaginate la stessa nevicata dell'Italia, le stesse stalattiti di ghiaccio che pendono dai muri ma...niente riscaldamento! Senza acqua calda!
Si, perchè lì c'era la luce...e basta.
L'acqua si va a prendere al pozzo che è in fondo alla stradina e l'acqua si scalda poi sulla stufa a legna..la legna si prende nella stalla dei maiali...il maiale si uccide, altrimenti da mangiare non c'è nulla....e si fa la festa per la morte del maiale!

Una grande festa, una serata fantastica, dopo ore passate a preparare salsicce, zuppe di carne, e tutto quello che si può preparare con un maiale (del maiale non si butta via niente!), hanno iniziato a spuntare parenti e amici da ogni dove, zie, cugini, ed ognuno aveva una bottiglia sottobraccio, vi lascio immaginare!
Dalla strada principale si sentiva la potenza delle casse dello stereo di Ursari, il fratello più grande, che metteva su le grandi hit di musica pop Rom e tutti ballavamo come matti, tutti alticci!

Da bravi contadini alla mattina mi svegliavano con un bicchiere di vino caldo zuccherato!
Le giornate erano così, molto semplici, sempre affollate di persone.
Quello che soprattutto si fa, durante la giornata, sono chiacchiere, discorsi e ragionamenti infiniti, non sempre basati su cose reali. Spesso mi è capitato di parlare con ragazzi e ragazze Rom che palesemente si stavano inventando quello di cui parlavano...ma era bello così, per loro credo che in fondo, vero o non vero, sia uguale...
I tempi sono quelli del sole si potrebbe dire, ci si sveglia prestissimo alla mattina, si pulisce la casa, si fa da mangiare, si badano i fratelli più piccoli, si fanno dei giri in paese, si balla ed alla sera eravamo a letto a dormire già alle sette, otto...sfinite!
Io dormivo con le mie due amiche in un lettone matrimoniale, dormivamo tutte le notti abbracciate strettissime per via del freddo...non ho mai dormito così bene in vita mia.

La condivisione di tutto, anche del sonno.
Non c'è cibo buono che puoi gustarti da solo, non perchè gli altri sarebbero invidiosi, ma perchè è più bello anche per te condividere le cose.
Una stecca di cioccolato comprata all'alimentari andava spartita per sei, sette persone. Per qualsiasi cosa è così. Ed è un valore meraviglioso che noi non abbiamo più... Si condividono gli spazi, la privacy non esiste, perché poi dovrebbe esserci? Io facevo pipì guardando in faccia le mie amiche che nel frattempo continuavano a parlarmi come se nulla fosse!
Di qualunque cosa non bisogna avere vergogna, in fondo siamo tutti fatti uguali, o no?

Per quanto riguarda le dinamiche familiari, il ruolo della donna è fondamentale, ed è per questo motivo che Irina, che avrebbe voluto tornare in Italia per lavorare, invece è rimasta in Romanià. La famiglia non sa andare avanti senza di lei: mi ricordo un giorno in particolare, in cui Irina era stata a Craiova per andare a trovare il fratello in carcere...e beh, sono visite che richiedono un po’ di tempo e oltretutto al ritorno ci ha raccontato che le si era pure ingolfata l'auto...per cui, è stata via dalla mattina presto alla sera.
Al suo ritorno Sorin, il marito, era arrabbiatissimo, erano tutti affamati perché non sapevano da che parte cominciare per prepararsi una cena....un delirio! Irina mi ha guardata, sconsolata, e mi ha detto: 'vedi, Syre?' (il mio nome è stato trasformato prima in Seina poi in Syre) 'come faccio a tornare in Italia quando qui, a casa, con un marito e quattro figli, nessuno sa prepararsi da mangiare?'

Il giorno del mio compleanno ero là, in Romania. E' stato buffo perchè tutti sembravano sentirsi in colpa del fatto che non potevano offrirmi grandi regali o grandi feste.
In realtà, io ero la più felice del mondo.
Eravamo là, alla sera, nella stanza di irina e Sorin, a mangiare pezzi di maiale arrosto e pane fatto in casa, guardando un reality Romeno dai toni kitsch, con Ursari che raccontava storielle per farsi grosso e continuava a darmi baci per fare ingelosire sua moglie, ogni volta urla da ogni dove e scenette comiche, che buffa coppia!
Ursari e Cirasela: lui ha 18 anni, lei 15 ed è già incinta, di tre o quattro mesi, non ricordo bene.
Quando si sono sposati, un paio di anni fa, si erano visti soltanto una volta e per pochi minuti.
E' stato un matrimonio organizzato dalle due famiglie degli sposi.
Il video della festa lo avrò visto dieci volte! Ogni settimana quando andavo a casa loro qui a Bologna, Irina metteva su il video e si commuoveva ogni volta e ogni volta mi ri-raccontava la storia del loro matrimonio!
Ursari è un bel ragazzo e lo sa bene, per in giro fa il galletto per poi tornare a casa a raccontare le sue conquiste alla moglie, che infatti è sempre imbronciata! Una piccola moglie in miniatura col pancione e le labbra 'da mucca', come dice Ursari, sempre lusinghiero...



Sorin e Irina, i genitori,  sono invece una coppia bellissima, anche se la loro storia è iniziata in maniera drammatica.
I matrimoni tra i Rom possono farsi in diversi modi:  matrimoni combinati, in cui quindi sono le famiglie ad accordarsi, oppure tramite la 'fuitina', molto diffusa anche in Italia anni fa a dire il vero, cioè una fuga d'amore tra due ragazzi che decidono di scappare insieme e al loro ritorno sono già una coppia.
Oppure, il modo più 'cruento'(per la donna): il 'rapimento'.
La donna viene proprio 'rapita' dall'uomo che la desidera e portata via....a quel punto la donna può essere d'accordo e offrirsi al futuro marito di sua spontanea volontà, oppure può chiamare i carabinieri farsi riportare a casa senza che avvengano grossi scompigli nella comunità. Per Irina però non è stato così: Sorin l’ha rapita mentre era al mercato, portata via e violentata contro la sua volontà. Ci sono state lotte, in seguito, tra le famiglie, alla fine Irina ha deciso di andare a vivere con Sorin per evitare ripercussioni spiacevoli sulla sua famiglia, e per una questione ancora più misteriosa di dignità.
Irina me l'ha raccontata tante volte questa storia, tranquillamente. Ed è sempre bella la parte finale in cui mi dice che ora è tutto diverso, ora lei è proprio innamorata di Sorin!
Le piace di più anche fisicamente, perchè all'inizio era magro e ora invece è decisamente grasso (lei dice 'bello sano'), e tutte le mattine si danno il bacino del buongiorno!
Mi vengono le lacrime agli occhi scrivendo di queste piccole cose. Queste confidenze, questi gesti piccoli ma significativi, questa infinita semplicità....

Invece Rebecca, la mia amica (che ha appena compiuto 16 anni, ma come tutte le ragazze Rom sembra molto più grande), ha fatto la fuga d'amore ed era 'sposata' (senza cerimonia) con un ragazzo, Vali, poverissimo e che a quanto pare ha venduto i suoi orecchini d'oro per soldi, oltre a trattarla male. Per cui ora è come se avessero 'divorziato' e la mia amica, da brava ragazza Rom, non aspetta altro che un nuovo marito per fare una grande festa di 3 giorni, come da tradizioni!
Insomma, sono stati dei giorni molto belli e intensi in Romania e io mi sento una privilegiata ad essere riuscita ad entrare in questo mondo che mi è così caro.
Di sforzi ce ne sono voluti, e tanti.
Si tratta comunque di un incontro tra culture diverse...ma non è impossibile, credetemi.
Una volta all'interno, si può scoprire un'umanità incredibile.
E' un invito a non lasciarsi abbindolare da stupidi stereotipi, un invito a guardarli come persone, e non come guardereste il vostro cane. E' un invito ad essere aperti alla diversità, all'altro, alle altre culture. Perchè c'è del Bello ovunque, e sarebbe una così grossa perdita non coglierlo.

Infine, arriva sempre il momento di tornare a casa, il viaggio del ritorno:
è stato molto dubbio, fin dall'inizio, con la neve che c'era, non si era nemmeno sicuri di partire...e poi, al ritorno ero da sola.
Ero un po’ in ansia inizialmente, per via di questi autisti (alla fine si sono rivelati assolutamente corretti e disponibili)...insomma, non si sa mai. Sono 20 ore di viaggio, non poche, in balìa di questa gente che potrebbe portarti dove vuole, voglio dire, se mi trovo nei guai in Ungheria, chi mi viene a recuperare?
Questo era un consiglio di viaggio: prendete le Euro Linee di trasporti per la Romania! Costose ma facili e sicure!

Le parti più divertenti sono state quelle alle dogane: si danno i documenti e poi il poliziotto apre la macchina e chiama a gran voce tutti i nomi guardandoti in faccia.
Ecco, faceva parecchio ridere perchè ogni volta c'era grande stupore nel vedere tutte queste facce lunghe e brutte da ‘zingari’ coi denti d'oro...e in mezzo io, felicissima che saluto dicendo 'qui, sono io!' !

Al ritorno il viaggio è stato più bello che all'andata, siamo partiti di giorno e con la luce ho potuto vedere un pò di paesini dall'interno, mentre l'auto girava per le stradine prelevando i passeggeri dalle loro case. Ho visto una parte di Timisoara, delle chiese bellissime coperte di neve, mi ricordo tutti i bambini in strada che salutavano il nostro furgoncino quando passava, poi distese di neve con cani lupo che correvano...sono posti tutti da scoprire.

Durante quelle 20 ore ho avuto modo di parlare un po’ con tutti...
In particolare con una madre (giovanissima, ha la mia età) che ad un certo punto ha tirato fuori dalla borsetta la fotografia dei suoi tre figli e con tranquillità mi ha detto:
'Vedi il più grande? lui ha i capelli biondi biondi biondi...non sembra un brutto Zingaro...forse lui avrà fortuna nella vita.''





.Serena Raggi